Si pensava, fino a poco più di due decenni fa, che il calcio fosse affare riservato ad europei e sudamericani e che fosse vano il tentativo di ogni altro continente di inserirsi nella disputa per contendersi i più prestigiosi traguardi. Per avvalorare questa convinzione, del resto, basta scorrere l’albo d’oro dei Campionati Mondiali: si evince come soltanto i rappresentanti del Vecchio e e del Nuovo continente siano riusciti ad alzare al cielo la Coppa del Mondo.
Ma da un preciso momento storico fa capolino nei grandi palcoscenici il Continente Nero, e non soltanto per le goleade che spesso le sue rappresentanti sono costrette a subire inermi oppure per il pittoresco tifo dei supporters locali, audacemente e allegramente variopinti sugli spalti. Beh, se l’Africa è riuscita, pur con fatica, a catapultarsi nel calcio che conta, lo si deve ad una nazionale: il Camerun.
Siamo a Italia ’90, il Mondiale delle Notti Magiche cantate da Nannini e Bennato, quelle di Andy Brehme che conduce la Germania alla sua terza Coppa del Mondo, di Diego Armando Maradona che in lacrime dopo l’atto finale parla di “ingiustizia programmata”, di Totò Schillaci che trascina l’Italia di Azeglio Vicini fino al terzo posto. Ebbene, Italia ’90 è anche il Mondiale del Camerun di Roger Milla.
Non si tratta della prima apparizione di una rappresentante africana alla fase finale del massimo torneo globale: ci sono riusciti l’Egitto nel ’34, il Marocco e la Repubblica Democratica del Congo (allora Zaire) nel ’70, la Tunisia nel ’78, l’Algeria e lo stesso Camerun nel ’82. Ma mai nessuno era in passato stato capace di spingersi così in là, fino ai quarti di finale, incutendo paura alle grandi potenze mondiali.
I Leoni dell’Africa centrale saggiano per la prima volta l’atmosfera Mondiale a Spagna 1982, riuscendo a fermare nel girone eliminatorio proprio l’Italia di Enzo Bearzot che va poi a vincere la sua terza stella iridata. È un’eliminazione al primo turno senza perdere neppure una partita: soltanto la differenza reti finisce col premiare gli azzurri. Ma otto anni dopo, ecco la seconda chances.
La stella di allora, il portiere Mbida, si ritira dalle scene, sostituita dall’altrettanto storico numero 1 Nkono. In attacco, invece, continua a giocare, a 38 anni, Roger Milla, faro di una nazionale infarcita di giovani di belle speranze, guidati in panchina dal russo Valerij Nepomnjaščij. Il sorteggio inserisce il Camerun nel girone con l’Argentina campione uscente, la Romania e l’Unione Sovietica.
Il debutto ha dell’incredibile: al cospetto dell’Albiceleste di Diego Armando Maradona, che non trova mai la via del gol per merito delle grandi parate compiute dal portiere Nkono, i Leoni d’Africa riescono ad imporsi per 1-0 grazie alla rete di Francois Oman-Biyik, salutata dagli spalti di San Siro con una gioia irrefrenabile. E nonostante finiscono la gara in nove per la doppia espulsione rimediata da Kana-Biyik e Massing, resistono tenaci fino al triplice fischio dell’arbitro.
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Solo un caso o la dimostrazione delle qualità della squadra? La risposta arriva tre giorni dopo, quando opposta agli africani c’è la Romania di George Hagi. Ed è un’altra vittoria: il 2-1 firmato dalla doppietta di Roger Milla è un’apoteosi per i tanti simpatizzanti della compagine. I festeggiamenti a ritmo di danza inscenati dai calciatori camerunensi diventano storici e sono destinati a fare scuola.
La brutta sconfitta rimediata nel terzo incontro con l’URSS non lascia il segno: con 4 punti il Camerun è primo nel girone e prosegue il cammino di Italia ’90. Agli ottavi di finale arriva la Colombia, capitanata da un altro grande leader del calcio mondiale: Carlos Valderrama.
I tempi regolamentari finiscono sullo 0-0, ma ai supplementari sono ancora le danze africane ad estasiare il pubblico dello Stadio San Paolo di Napoli: una doppietta di Roger Milla in quattro minuti regala al Camerun la prima storica qualificazione di una squadra africana ai quarti di finale di un Campionato del Mondo. I leoni indomabili ce l’hanno fatta: sono riusciti a sfatare la credenza che il calcio africano sia solamente un fenomeno pittoresco e di costume e hanno dimostrato come anche uomini dal fisico possente siano in grado di regalare momenti di grande classe in competizioni tanto importanti.
Per proseguire verso un’inimmaginabile semifinale bisogna sconfiggere l’Inghilterra. I maestri del calcio tremano: vanno in vantaggio con Platt dopo pochi minuti, ma nel secondo tempo Milla, inizialmente lasciato in panchina, prima si procura un rigore trasformato da Kundé, poi serve a Ekéké l’assist per il 2-1. Sembra fatta, ma a sette minuti dal termine un fallo di Massing – lo stesso calciatore già espulso nella partita d’esordio – porta al dischetto Lineker, che realizza il gol del pareggio. Ai supplementari emerge la maggior freschezza atletica degli inglesi, che riescono a siglare la rete del definitivo 3-2 ancora con Lineker, che si procura il secondo rigore causato da un fallo di Nkono e trafigge il portiere avversario.
Camerun sconfitto e a casa, ma in realtà si tratta di una vittoria. L’accoglienza nella capitale Yaoundé, in occasione del ritorno, è trionfale: il calcio africano ha finalmente raggiunto i tanti auspicati vertici internazionali. Una nazionale composta da tanti giovani sconosciuti – destinati però a spianare la strada a tanti colleghi che di lì a poco andranno a rinfoltire i grandi campionati europei – trascinati da un fuoriclasse: Roger Milla, che disputa il suo secondo Mondiale a 38 anni.
Il centravanti africano scende in campo in tutte le partite, senza però mai giocare dall’inizio. Grazie alle sue prestazioni, viene premiato alla fine dell’anno con il suo secondo Pallone d’oro africano (a 14 anni di distanza dal primo). A Usa ’94 diventerà il giocatore più anziano a segnare una rete nella storia dei Mondiali e, qualche anno più tardi, sarà eletto Calciatore Africano del Secolo.